Scheda 1193 - Milizia dell'Immacolata Zona Bagheria

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SK 1193 - Relazione dell'attività dell'anno 1934 1  Wiadomości z Prowincji, a. 1935, p. 24-27 Rycerz Niepokalanej, V 1935, p. 145-146

Non ci è ancora possibile impegnarci in altri settori di lavoro, perciò anche durante lo scorso anno l'attività si è sviluppata attraverso la parola stampata e offerta una sola volta al mese e unicamente tramite il Kishi.  Con tutta sincerità, bisogna riconoscere che l'attuale settore di lavoro è ancora assai poco sfruttato. Le lettere, piene di fiducia, che pagani e protestanti ci scrivono, talvolta attendono una risposta per diverse settimane o mesi, poiché... non c'è tempo per impegnarsi in una traduzione più dettagliata, allo scopo di elaborare le risposte che talvolta sono abbastanza difficili e per far sì che queste risposte vengano preparate in una forma stilistica adeguata, corrispondente al livello intellettuale dell'autore della lettera.  Per curare l'aspetto linguistico della nostra attività, talvolta è necessario chiedere aiuto perfino fuori dello steccato di Mugenzai no Sono, poiché i nostri buoni discepoli dagli occhi a mandorla o hanno uno stile coreano, nel caso che siano venuti da quella terra, oppure non hanno una preparazione sufficiente per trattare in scritto argomenti filosofici in lingua giapponese.  Di conseguenza si verificano pure dei forti ritardi.  La corrispondenza amministrativa ordinaria viene sbrigata in casa con regolarità e in modo adeguato.  Tuttavia, non è sufficiente rispondere o talvolta biascicare alla buona, ma sarebbe necessario prendersi cura di ognuna di queste anime che si sono decise non solamente a non sprangare le loro porte di fronte a Kishi, ma se ne sono interessate fino al punto di rivolgersi ad esso con una lettera. Ma non c'è assolutamente il tempo per farlo.  Tutt'al più si comunica l'indirizzo di quel lettore ad un missionario del luogo, mentre al lettore si notifica l'indirizzo del missionario.  E a questo punto termina il nostro lavoro.  Ma un giapponese di natura delicata che, dopo averci fatto una visita, considera suo santo dovere scriverci anche una cartolina scusandosi per aver ostacolato i nostri impegni, dopo un simile “disimpegno” da parte nostra interrompe ogni corrispondenza, perché gli sembra magari di disturbare. E quanto ci dispiace per queste anime!... Quanto poi a far visite ai lettori, dispersi per l'intero Giappone, non si può neppure parlare.  Inoltre, piange il cuore dal dolore, quando si osservano le colonne del quotidiano Osaka Mainichi, stampato in inglese.  Vi si parla continuamente dei protestanti, di informazioni relative a funzioni religiose dei protestanti.  Ancora, su una fotografia si vedono i volti dei componenti del “Rotary International Clubs”, e si inneggia nei loro confronti.  Abbiamo fatto perfino l'abbonamento ad una copia del giornale, per conoscere ciò che avviene in Giappone. Questo stesso quotidiano esce in lingua giapponese con le testate Osaka Mainichi e Tokyo Nichi-Nichi, con una tiratura di un milione di copie.  E la stampa cattolica? Fondato a Tokyo con il contributo di tutte le missioni, i Katoriku Shinbun, che viene pubblicato una sola volta la settimana in umile formato, cerca con fatica di raggiungere la tiratura di 10.000 copie.  Don Urakawa, vicario generale della diocesi di Nagasaki, redattore ed editore della rivista quindicinale diocesana, autore inoltre o traduttore di un'intera serie di libri, egli - che nei primi giorni del nostro arrivo in Giappone aveva espressamente dichiarato che qui non c'era bisogno de Kishi, poiché i pagani non avrebbero letto una rivista cattolica, mentre i cattolici accoglievano con difficoltà le riviste già esistenti - egli stesso tempo fa ci ha detto senza mezzi termini: “Soltanto i cattolici leggono Katoriku Shinbun, Koe e altre riviste, mentre i pagani leggono il Kishi: è proprio per questo che io vi aiuterò con la penna”.  E mantiene fedelmente la promessa.  
Ma che cosa sono le 65.000 copie de Kishi per tante decine di milioni di pagani avidi di parola stampata?  Mi son lasciato andar troppo alle chiacchiere, tuttavia aggiungerò ancora qualcosa.  Un missionario della penna non calcola i propri risultati dal numero dei certificati di battesimo stampati, ma è un educatore delle masse, forma l'opinione pubblica, attenua l'avversione nei confronti del cattolicesimo, chiarisce e lentamente rimuove dalle menti prevenzioni e obiezioni inveterate, predispone ad una graduale lealtà nei confronti della Chiesa e col tempo, più o meno lungo, ad una certa simpatia, alla fiducia, infine al desiderio di conoscere più a fondo la religione. È una strada lunga, tuttavia un missionario di questo tipo vi conduce non già le singole persone soltanto, ma le masse.  Un'altra cosa ancora.  Questo missionario, per raggiungere i cuori, deve avvicinarsi alla popolazione indigena, viaggiare assai per le varie regioni del paese allo scopo di predicare corsi di esercizi spirituali, missioni, di ascoltare confessioni; deve conoscere, amare questo popolo, ecc.  Ma per il momento tutto questo per noi è soltanto un sogno.  Al presente non abbiamo neppure il tempo indispensabile per portare a perfezione l'apprendimento della lingua.  La scuola, infatti, gli impegni correnti e... anche i capelli che incanutiscono, perché quel che il piccolo Giannetto non ha imparato2..., e via dicendo.  E le circoscrizioni missionarie?  Ma perché ho scritto tutto questo?  Perché qualcuno dei giovani sacerdoti e dei giovani che si stanno preparando alle prossime ordinazioni sacerdotali, leggendo tutte queste cose, potrebbe dire a se stesso: “Non si vive due volte, ma una soltanto.  Forse potrò vivere altri 50 o forse 80 anni, ma alla fine morirò anch'io.  Non potrei, forse, essere più contento negli ultimi istanti di vita se dovessi morire più presto - e sarà proprio così - ma per aver consacrato la mia esistenza a vantaggio delle anime dei pagani, sotto lo stendardo dell'Immacolata?...”3.  Ci sarebbero molte altre cose da raccontare, ma forse riuscirò a rubare un po' di tempo in altra occasione.  Per questa volta accludo solo l'elenco delle nazioni straniere alle quali nello scorso anno abbiamo spedito il Kishi, con l'indicazione del numero delle copie inviate.    Elenco  
[...]4.  Dal precedente prospetto si vede che nell'anno 1934 abbiamo spedito all'estero 2.534 copie del Kishi; il resto della tiratura, circa 62.000 copie, è stato diffuso in Giappone.    fr. Massimiliano M. Kolbe   

Nota 1193.1 Il testo pubblicato in RN ha qualche variante, tra cui il titolo: "Un colpo d'occhio sul quinquennio de Kishi in Giappone".
Nota 1193.2 P. Massimiliano riporta la prima parte di un noto proverbio polacco: "Quel che il piccolo Giannetto Giovanni durante l'età della scuola non ha imparato, Giovanni ormai adulto non è più in grado di apprenderlo".
Nota 1193.3 Qui termina il testo pubblicato in RN.
 Nota 1193.4 Segue il prospetto delle copie del Kishi inviate fuori del Giappone e delle colonie giapponesi nell'anno 1934, già stampato nella presente opera (SK 620, allegato 2).  


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